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SE CI LASCI NON VALE, “NONNO”!

SE CI LASCI NON VALE, “NONNO”!

É stato solo uno dei tanti, tantissimi cori che dalle 18.30 circa di sabato a notte inoltrata ha riempito la festa della Futsal Savigliano. Solo uno dei tanti, eppure non è passato “inascoltato”. Per nessuno. “Se ci lasci non vale, se ci lasci non vale”: tante voci, tutte le voci dei protagonisti, e tanti occhi, tutti gli occhi dei protagonisti, puntati nella stessa direzione. Quella di Nicola Zeppola. “Se ci lasci non vale”, dopo una stagione così. “Se ci lasci non vale”, per tutto ciò che rappresenti per noi. “Se ci lasci non vale”, perchè il “nonno” è pur sempre il “nonno”.


Non possiamo non partire da qui: come rispondi a questo canto dei tuoi compagni?
«Quattro anni fa quando ho incontrato per la prima volta il presidente Pettavino lui mi disse “finchè non vinciamo qualcosa non smetti di giocare”. Abbiamo fatto questo patto e finalmente quest'anno ci siamo riusciti. Ho una certa età, forse dovrei chiudere così, ma in realtà ci siamo presi entrambi un paio di settimane per decidere».
A vedere la motivazione e la determinazione che anche sulla passerella di sabato ha messo in campo, sembra impossibile pensare a una Futsal senza Nicola Zeppola. Sembra impossibile pensare al Calcio a 5 senza Nicola Zeppola. «Mi trovo in una situazione di limbo, sto valutando anche l'opportunità di collaborare con il Settore Giovanile qualora si creasse un movimento forte. Il tutto, sempre qui a Savigliano, ho sposato questa causa e ho sempre detto alle persone che sono andate via che un altro posto come questo non esisteva. Qualcuno ha seguito il mio consiglio, qualcuno no. Ed è andata bene solo ai primi».
Mettiamo un attimo da parte il tuo futuro, parliamo di quello della Futsal. Che cosa deve fare adesso questa società per prepararsi al meglio alla Serie B?
«Si tratta decisamente di un altro tipo di campionato, di giocatori, di mentalità, di velocità, di tattica. C'è tanto lavoro da fare e sicuramente saranno necessari almeno due o tre innesti: guardando alla nostra rosa attualmente ci sono solo quattro/cinque giocatori che conoscono la categoria e questo è un salto non indifferente, da non sottovalutare».
Torniamo, però, al “passato”: come hai vissuto quegli ultimi secondi della gara con il Castellamonte?
«Sabato è stato il coronamento di un percorso, non tanto a livello personale perchè per mia fortuna qualche campionato l'avevo già vinto. Ma so cosa si prova a vincere per la prima volta un campionato e so cosa hanno provato in quel momento il presidente, i suoi soci e tanti miei compagni. Il mio pensiero in realtà era rivolto a loro. E in particolare alla società che ha meritato anche questo sentimento quasi di rivalsa: in questi anni è stata presa di mira, ha fatto degli errori, ma accorgendosene, è tornata sui suoi passi. Credo, in ogni caso, che prima di muovere delle accuse bisognerebbe conoscere la situazione. E queste critiche sono certamente state una spinta in più per noi».
Quando hai capito che avreste vinto questo campionato?
«Io l'ho detto a giugno al presidente, avevo già ottime sensazioni. Certo, poi non bastano solo quelle, ma c'erano già buoni segnali: la società è stata matura a tenere il profilo basso, ha preso Piazza e al nostro collettivo mancava un giocatore con quelle caratteristiche. In più sapevo che Canavese avrebbe fatto un campionato diverso rispetto a quello dell'anno prima, si stava allenando intensamente già prima della preparazione».
Ma non è solo questione di fatti: «Esatto, sono sensazioni difficili da spiegare. Poi, alla luce delle prime cinque/sei partite giocate in quel modo e con quella voglia di raggiungere il risultato, senza dimenticare un pizzico di fortuna, ho capito che la strada fosse davvero quella giusta»
.
Pier Gotta guiderà la squadra anche in Serie B?
«Secondo me sì, se guardo quanto ha costruito fino a oggi la risposta mi pare scontata. Poi tutto può succedere, ma credo che il tecnico abbia dimostrato per l'ennesima volta tutto il suo valore».
Si prende la paternità dell'ormai famoso hashtag #madicosastiamoparlando, «quante volte nei viaggi Torino-Savigliano ce lo siamo detti, guardandoci negli occhi i miei compagni e io»
, anche se, per tutti, è “il nonno”.
E allora, la “busta” più spessa a chi scegli di regalarla tra tutti i tuoi nipoti?
«Non posso fare un nome, sarebbe una mancanza nei confronti degli altri. Perchè davvero abbiamo vissuto un'annata incredibile dal punto di vista dell'unità del gruppo e della voglia di raggiungere questo obiettivo. Ciascuno di loro ha messo un tassello per questa vittoria. Do una busta uguale a tutti».
Forse anche per questo “Se ci lasci non vale, nonno”.

Non vale, perchè la squadra ha bisogno di te. Perchè questo sport ha bisogno di protagonisti come te.

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