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LA MIA AMBIZIONE? DIVENTARE CAPITANO DI QUESTA SQUADRA

LA MIA AMBIZIONE? DIVENTARE CAPITANO DI QUESTA SQUADRA

Difficilmente è tra coloro che “sbraitano” o alzano la voce, «in campo come nella vita in realtà», ma quel ruolo di trascinatore che, qualche settimana fa, gli ha attribuito il presidente Alberto Pettavino lo ha riempito di orgoglio.

«Se emerge questo lato di me, allora vuol dire che i gesti e il mio atteggiamento sono recepiti nel modo corretto. Quindi ben venga il “compito” di guidare il gruppo, di essere uno dei senatori-leader».

Lo dice senza presunzione, ma con tanta convinzione, la convinzione di chi è un saviglianese doc e da otto anni indossa la stessa maglia. E sogna, un giorno, di diventare il capitano.

Enrico “Chicco” Ternavasio è uno dei pilastri della squadra, un numero 11 a cui il tecnico Gotta ha dato grande fiducia e tanti minuti in campo in questa prima parte di stagione, fino all’infortunio rimediato nella semifinale di coppa Italia.

Partiamo da questo. Come stai?

«Durante la gara con il Borgonuovo ho subìto una lesione muscolare del bicipite femorale che mi ha costretto a un mese di stop: ho ricominciato ad allenarmi a metà gennaio a ritmo per forza blando. In questa fase, infatti, la squadra compie un vero e proprio richiamo della preparazione estiva, si forza molto e quindi ho dovuto svolgere in parte un lavoro differenziato».

Che aria si respira a pochi giorni dalla ripresa del campionato?

«L’atmosfera è molto positiva, qui remiamo tutti nella stessa direzione. Per esempio, anche durante l’infortunio io non ho perso un allenamento: è un’assoluta novità rispetto al passato, il gruppo è sempre al completo, non importa se puoi allenarti o no. Questo permette agli infortunati di rimanere nelle dinamiche di squadra e al gruppo di restare compatto».

Con una precisazione: «Senza dimenticare il recente matrimonio del presidente, che ha confermato la perfetta armonia che si respira nello spogliatoio», sorride.

Pettavino è stato prima tuo compagno di squadra, adesso è il tuo presidente. Che cosa ha portato a questa società?

«Un progetto vero, un progetto a lungo termine. Perché solo con una programmazione lungimirante si può puntare a vincere. Ha fatto ottime scelte sia a livello di staff tecnico, sia a livello di giocatori: la strada è quella giusta, anche se i risultati, a fine stagione, non saranno esattamente quelli annunciati ad agosto, sono convinto che i traguardi prefissati saranno presto raggiunti».

Che cosa ha portato, invece, il nuovo tecnico?

«Gotta è il mister più completo che abbia mai avuto: tatticamente mi ha insegnato molto, ma sono convinto che fino a ora ci abbia “trasferito” solo una parte di tutte le sue conoscenze. Condivido a pieno la sua idea di gioco, in campo vuole molto possesso palla e punta sul gioco offensivo, vuole che la sua squadra abbia sempre in mano le redini del match. E per uno come me, a cui piace avere sempre la palla nei piedi, questo è davvero l’ideale. Senza dimenticare la preparazione fisica: infortunio a parte, credo di non essere mai stato in forma come quest’anno».

Il tuo infortunio è solo l’ultimo di una lunga lista che vi ha colpiti e penalizzati oltre misura in questa prima parte di stagione: chi è mancato, secondo te, più di tutti?

«Fabio Pennisi è l’unico pivot, l’unico giocatore che può darci una mano quando abbiamo difficoltà a fare gioco. E nelle partite in cui ha potuto scendere in campo questo si è visto, alla grande».

Quale giocatore, invece, vorresti come compagno di squadra tra quelli affrontati fino a ora?

«Mi ha impressionato Martinez, il laterale del Castellamonte, che ho visto “dal campo” nell’ultima gara di andata e dalla panchina nella finale di Coppa: è chiaramente un giocatore di una, se non due categorie superiori».

Cosa è mancato nella prima parte di stagione?

«Credo un po’ di malizia, quando è il momento di “far male” all’avversario non sempre siamo riusciti a essere cinici quanto basta. Questo è stato il vero gap tra noi e la prima della classe».

L’obiettivo play off è ampiamente alla portata, ma bisognerà portare a casa più punti di quelli raccolti fino a qui.

«Questa squadra può tranquillamente chiudere al secondo posto, abbiamo la qualità per arrivare davanti a tutti: l’unica incognita potrebbe essere il Time Warp, che ha dalla sua la storicità del progetto, è un gruppo che gioca insieme da anni.  Con il secondo o terzo posto finale potremmo, inoltre, evitare trasferte insidiose…».

Se scenderà in campo sabato 28, alla ripresa del campionato, lo deciderà solo lo staff tecnico. Ma intanto lui si allena, senza “sbraitare”, senza eccedere, ma con il massimo impegno e la giusta dedizione di chi, tra un tiro libero e uno scatto, ha già cominciato a cucire quella fascia che, un giorno, sogna di indossare. Magari festeggiando l’ennesima promozione conquistata con la “sua” società.

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